18.07.2021
IL METAPARCO
DI SERADINA-BEDOLINA
Un parco allo specchio
Domenica 18 luglio il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina di Capo
di Ponte (BS) presenta ufficialmente a pubblico e stampa il suo nuovo progetto “Il
Meta-Parco di Seradina-Bedolina. Un parco allo specchio”, vincitore del bando del
2020 di Distretto Culturale e Tavolo UNESCO Valle Camonica “Il nuovo racconto della
Valle dei Segni”, che invitava creativi, designer, esperti di comunicazione e operatori
culturali a raccontare il territorio attraverso nuovi linguaggi e codici.
Lo presenta nel corso di due eventi ben distinti fra loro. Il primo, in modalità
decisamente inconsueta e temeraria, alle 3.30 di notte, con una visita notturna
- definita “al contrario” - del Parco, che prevede un itinerario inedito, a un orario
inedito e con uno sguardo inedito sull’arte rupestre e sul suo racconto. Il secondo
evento, certamente più convenzionale, è organizzato per le 10.00, con presentazione
del progetto, breve visita in “stile Metaparco” e piccolo aperitivo.
Alla base del progetto c’è la volontà di porre il Parco di Seradina-Bedolina come realtà apripista di un nuovo modo di osservare, vivere e riflettere non solo sull’arte rupestre, ma su come l’arte rupestre si presenta e viene presentata a chi la vuole conoscere e la incontra.
Partendo dall’assunto che un parco archeologico di arte rupestre, esattamente come la realtà che vediamo e in cui viviamo, è frutto di una costruzione mentale e culturale entro la quale è fabbricata una narrazione condivisa, a sua volta risultato di determinate prospettive teoriche e specifici processi storici, il Parco di Seradina-Bedolina è giunto alla conclusione di essere un’immaginazione, una proiezione moderna e occidentale di ciò che ci circonda. Che è solo una delle infinite prospettive in cui si può leggere il suo contesto.
Il Parco di Seradina-Bedolina ha così provato a immaginare il suo spazio come se fosse la prima volta, cambiando il suo sguardo e mettendo in discussione gli schemi culturali in cui è immerso da sempre. Ha iniziato a giocare e sperimentare.
E così è nato il Metaparco di Seradina-Bedolina, un parco archeologico che riflette su sé stesso, che non nasconde i meccanismi che lo costruiscono, ma rende trasparenti le narrazioni e le reinventa con creatività. Accanto al parco fisico, con i suoi percorsi, i suoi pannelli, i suoi orari di chiusura, si rivela, come in uno specchio, un alter-ego non fisico che: mette in discussione tutti gli assunti che normalmente si danno per scontati (i confini del parco, la gerarchizzazione degli spazi, la numerazione delle rocce, la definizione di percorsi…); invita alla meraviglia attraverso un nuovo modo di guardare l’arte rupestre che prescinde dal concetto di “patrimonio da fruire”; allena alla complessità, giocando con categorie, convinzioni e percorsi; e, infine, attinge allo smarrimento e allo stupore come potenzialità.
Ecco il suo manifesto.
Se sei qui è perché la narrazione consueta non ti basta. Sei convinto che ci sia qualcos’altro oltre le storie che si raccontano di solito, sull’arte rupestre, su sé stessi, sul mondo. Qui ti trovi nell’ombra che il Parco proietta, e lo segue ovunque. Sono distinti, ma non separati. E, come un’ombra, alle volte ti può sembrare che sia sparita, ma è solo perché ti stai facendo accecare dalla luce: in realtà è sempre lì, in mezzo ai piedi. Questo è il meta-parco e da qui attraversi la tana del bianconiglio. Per prima cosa ti devi fidare: non è una cosa che si fa spesso, di questi tempi. Lasciare andare quella voglia di controllare, prevedere, calcolare. Rischia, fidati, sii ardito. Andare sul ciglio del burrone e guardare giù richiede coraggio, e anche fiducia. Avere fiducia è un atto rivoluzionario. E non prenderti troppo sul serio: dopotutto, ogni cosa è una narrazione. Anche quello che non metti mai in discussione, anche le tue certezze più profonde, anche il tuo amor proprio, il tuo orgoglio, il tuo curriculum. Sono solo storie che ti racconti per vivere nel mondo civile. Non avere paura di renderti ridicolo, di sentirti fuori luogo. Sperimentare davvero ti mette in gioco, ti fa rischiare. E se sei troppo occupato a non fare brutta figura, a proteggerti, ti perdi tutto il divertimento. Non sei qui per saperne di più, ma per smontare quello che credevi di sapere già. Sei qui per fare spazio, per aprirti non a nuovi contenuti, ma a nuovi sguardi. Sei disorientato? Bene! Ridici su. Non cercare di risolvere questa confusione, non scappare nel solito giardino. Senza un po’ di sano terrore non c’è meraviglia. Rimani nel disorientamento, nel dubbio, abitalo. Guarda quello che hai intorno e immaginalo come una visione, costruita dagli occhiali che porti. Cosa c’è sotto? Sotto all’idea che hai di te stesso, di Mondo, di Parco, sotto all’ordine e al controllo, cosa c’è? C’è complessità, connessione, cambiamento. Niente è separato dal resto. Il metaparco non è separato dal Parco, sono due facce della stessa medaglia. Tu sei distinto ma non separato dall’aria che respiri, da quello che mangi, da quello che pensi, dalle persone che incontri, dalla terra su cui cammini. La realtà è un’immensa rete di relazioni, e ogni tentativo di ordinare questo groviglio è solo un racconto parziale, un tentativo di semplificare. E poi niente è fermo. Possiamo illuderci di poter afferrare qualcosa una volta per tutte, ma non appena stringiamo la presa il tempo l’ha già fatta scivolare via: tutto cambia, continuamente, tu compreso. Il disorientamento sta diventando vertigine? Non scappare, piuttosto arrenditi: al limite della tua conoscenza, ai confini che credevi certi, che d’improvviso sembrano diradarsi. Lascia andare le storie che ti racconti ed entra in contatto con la complessità, il movimento e le connessioni in cui sei immerso. Non serve la realtà aumentata, non serve aggiungere altri filtri per capire meglio il mondo. Il mondo è già abbastanza ricco così com’è, e tu, sei capace di sentirlo davvero? Nel meta-parco scoprirai come vedere con occhi nuovi quello che c’è già. Scoprirai tanti piccoli inneschi, occasioni per sperimentare lenti nuove, alcune più innocue, altre più scomode, altre ancora sconsiderate. Non fermarti, porta con te la cosa più preziosa che puoi donare: la tua attenzione. Perché in ognuno di noi c’è un meta-parco, e la domanda è: hai il coraggio di esplorarlo?
GLI STRUMENTI
Per poter aiutare a sperimentare il parco con occhi nuovi, sono stati messi in campo una serie di strumenti e iniziative a supporto delle esperienze vere e proprie “sul campo”, una cassetta degli attrezzi in grado di rendere più evidente e di facile comprensione i concetti alla base del Metaparco, l’altra faccia (o meglio, una delle altre facce possibili) del Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina.
Il logo.
Il nuovo logo con il quale il parco si presenta è diventato tondo, diviso in due parti, entrambe a ospitare segni rupestri presenti nei suoi confini.
Nella parte superiore campeggia ancora il vecchio logo in tutta la sua evidenza di scena agricola preistorica, mentre nella parte inferiore sono rappresentate due incisioni non ancora codificate, o per lo meno non in maniera univoca. Non solo. C’è un’altra differenza sostanziale nel modo in cui le immagini scelte per rappresentare il Metaparco sono state incise: in una l’esecutore ha deciso di scolpire il perimetro e i cerchi che vi sono iscritti, nell’altra ha inciso anche lo “sfondo” che li contiene. Più Metaparco e relativo di così! Anche l’ordine delle scritte non è casuale, con il nome del Parco che inizia proprio dove l’occhio naturalmente cade e con il prefisso “meta” scritto, quasi capovolto, con un tono più leggero, come a intuirne e ipotizzarne solo la presenza.
Il linguaggio e il modo di comunicarsi.
Nei mesi che hanno preceduto l’inaugurazione ufficiale, si è lavorato molto sulla costruzione di un nuovo linguaggio attraverso il quale esprimersi, all’individuazione delle parole giuste per raccontarsi. Ciò è successo in particolare con la ricerca di un nuovo tono di voce che mantenesse la gentilezza, la disponibilità e la chiarezza che da sempre hanno connotato la comunicazione del Parco verso l’esterno, ma che fosse anche in grado di ispirare, suggerire nuovi scenari, mettere pulci negli orecchi e smuovere anche le certezze più granitiche. Alla fine di un massiccio lavoro di sintesi la comunicazione ha trovato una sua voce unica e riconoscibile, distintiva e fedele - senza derive bipolariste - alle diverse personalità e indoli di Parco (gentile, informato, rassicurante, coinvolgente e propositivo) e Metaparco (riflessivo, a tratti ironico, incorporeo, profondo e temerario).
Il cambio di passo è stato particolarmente evidente nella comunicazione social – dei profili Facebook “ParcoArcheologicoSeradinaBedolina” e Instagram “parcoseradinabedolina” – dove un blocco nero pubblicato nel mese di marzo ha iniziato a segnare un discrimine fisico tra il prima e il dopo.
Il sito internet.
Anche la piattaforma web che è stata creata grazie al bando presenta la logica delle “due facce”: quella del Parco tradizionale, che racconta i percorsi, la storia del parco e delle ricerche, le campagne archeologiche e gli aspetti naturalistici che connotano quest’area di Capo di Ponte. La faccia classica e rassicurante che ci si aspetta, in poche parole. E poi c’è la faccia del Metaparco, una faccia più oscura, che con il suo manifesto accompagna oltre la soglia verso il basso, giù giù fino alla tana del bianconiglio di carrolliana memoria. Per far trovare, alla fine della discesa, tante inedite chiavi di lettura attraverso cui decostruire la realtà e rielaborarla in continuazione, con percorsi e fili logici sempre nuovi. Un’esperienza multimediale e dinamica che prova a suggerire solo in maniera infinitesimale tutte le innumerevoli prospettive che un nuovo sguardo può trovare in occasione di una visita reale e fisica nel parco.
I gadget.
In occasione dell’evento inaugurale sono stati realizzati due modelli di t-shirt da collezione che giocano con il linguaggio, l’indole e l’approccio del Metaparco. Sono definiti “da collezione” perché saranno acquistabili solo per un periodo di tempo definito, dopodiché il Parco ne realizzerà altri, tematici, coerenti con la costruzione della rete di connessioni – con altre entità territoriali, associazioni, parchi, istituzioni, e con la comunità in generale – alla quale il parco lavora già da anni e che ora si carica di nuovi significati. Quale occasione di riflessione, partecipazione, dibattito in grado di ampliare ulteriormente, e insieme, le visioni e le prospettive sull’arte rupestre.